venerdì 7 maggio 2010

LA CASA BUIA, di Dennis Lehane, Piemme


Il romanzo di Lehane che in questi mesi va per la maggiore è probabilmente L'isola della paura, grazie alla trasposizione cinematografica targata Scorsese feat. Di Caprio, Shutter Island.
Ho apprezzato a dismisura la precedente fatica del duo appena citato, ossia The departed (impreziosito e non è poco, da Sua santità Jack Nicholson e da un buon Matt Damon). Il film condivide l'ambientazione, ossia la città di Boston, con quest'altro bel romanzo di Lehane.

La casa buia. Copio dalla quarta di copertina: "A Boston, ormai, tutti sanno chi è Amanda McCready, 4 anni, rapita dalla sua camera una sera d'autunno. Quando, dietro richiesta degli zii, Pat Kenzie e Angie Gennaro iniziano a indagare, scoprono che la madre di Amanda, tossicodipendente e corriere della droga a tempo perso, è implicata in un giro alquanto pericoloso. E che per alcuni dei suoi amici, la vita di un bambino vale meno di una lattina di birra. Mentre Amanda rischia di essere risucchiata in un nulla senza ritorno, i due investigatori si trovano invischiati nel marcio di un'indagine dai contorni incerti che li costringerà ad affrontare il loro lato più oscuro".

Ecco: la bellezza del libro è proporzionale alla banalità del titolo proposto dal traduttore. L'originale Gone, baby, gone (titolo mantenuto, per fortuna, nell'adattamento cinematografico) è una perla di sintesi ed efficacia. E con questo, ho esaurito le note negative.

Gli ingredienti necessari ci sono tutti: un thriller d'azione perfetto nella costruzione e in ogni minimo dettaglio. Atmosfere oscure che sanno trasmettere disagio al lettore, dialoghi perfetti, personaggi credibili, e uno tra i finali più spiazzanti che io ricordi, al di là degli ovvi colpi di scena, ribaltamenti di situazioni, buoni che si scoprono cattivi eccetera eccetera.

Si racconta, senza mai perdersi in banalità, di bambini scomparsi o maltrattati, di adulti tormentati, di poliziotti ambigui che però (spoiler) fanno in modo di farsi volere bene per lunga parte del romanzo. Molte le sottotrame, tutte valide e funzionali all'impianto d'insieme. Belle le scene d'azione e le sparatorie, che quando ci vogliono ci vogliono ma non vengono mai piazzate come scene ad effetto (tipo la classica scopata che bene o male finisce con l'infilarsi dappertutto).
A tal proposito, uno dei punti di forza è l'evoluzione della relazione d'amore tra i due protagonisti: coinvolgente e per nulla banale.
Da annali il capitolo 25 e, perchè no, anche una delle scene iniziali al pub (se avete visto il film di cui si parlava poco più su, sapete che tipo di localaccio potete immaginarvi).
Dulcis in fundo, è un tascabile ultraeconomico che con un po' di pazienza e fortuna si trova al centro commerciale o in qualche libreria reminders al costo di un paio di caffè.

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