martedì 4 maggio 2010

SCOPAMI, di Virginie Despentes, Einaudi



BAISE MOI è il titolo originale di un romanzo

BAISE-MOI (Baciami) è un romanzo breve (si legge in un’oretta) uscito nel 1994. L'autrice è la francese Virginie Despentes, e forse per questo chez nous Einaudi ha proposto il libro con un titolo che adotta un fine e ricercato francesismo: SCOPAMI.

Riassunto: Thelma & Louise in salsa pulp. Fine del riassunto.

Niente paura: vado ad approfondire il discorso, non fosse che per rispetto verso tutti quelli che hanno googlato il titolo del romanzo in cerca magari di una sega veloce e per sbaglio sono finiti qui. Due ragazzacce della banlieu si riciclano quasi per caso Natural Born Killers in sottoveste (quando va bene), e quasi con indolenza iniziano a distribuire on the road sesso e morte, e a volte non necessariamente in quest’ordine. Fine dell'approfondimento.

Intendiamoci: il libro è bello, ma non così tanto da non lasciarci prendere in giro almeno un pochetto. Certo meraviglioso noir d’oltralpe è ben altro.

La mia passione del momento è Dominique Manotti (il sentiero della speranza). Come non adorare quel suo vizioso commissario gay, che riesce a parare il culo i suoi ispettori stupratori e risultare persino simpatico?

Chapeau.

E poi autori come Izzo, Manchette, Vargas; pagine nere come la notte e fredde come il ghiaccio, essenziali come una pallottola in testa o una coltellata al cuore; pagine che narrano vicende di vincitori e vinti, poliziotti e malviventi, santi e peccatori, e anche questa volta non necessariamente in quest’ordine.

Certi autori francesi sanno scrivere cose che regalano veri brividi.

Cose oscure che addirittura si spingono oltre le scelte tecniche e gli schemi del CT dei bleus, Raymond Domenech.


E, francamente, la Despentes non è tra essi, ma nemmeno ha l'ambizione di esserci.

Quella che ci racconta (o forse sarebbe meglio dire che ci mostra, come in un film, e appunto di un film tra poco si andrà a parlare) è una Francia sghemba e schizofrenica, che al lettore rimane impressa: dallo squallore decadente della periferia parigina alle spiagge sciccose di Biarritz, passando per una provincia opulenta e godereccia pregna di club privè e maschi in cerca di facili avventure. Un entroterra materiale e culturale che mi ha ricordato non poco il nordest italico rappresentato nei romanzi del bravissimo Massimo Carlotto, tanto per restare in tema.

Con questo, tengo a ripeterlo, non voglio dire che BAISE-MOI sia un brutto libro. Anzi: mi è piacuto e, ai tempi, anche parecchio. Fu una lettura gradevole. Non fondamentale, ma gradevole. Una volta mi è anche servito ad attaccare bottone con una ragazza in autobus.

E’ un libro dove non c’è amore ma tanto sesso, e nemmeno consumato con passione: solo e soltanto dirty sex, per usare un vocabolo che fa tanto Rolling Stones o Motorhead. Una storia che puzza di whisky e sigarette, più che profumare di rose e avere il gusto nocciola dei Baci Perugina. Insomma: più porno che erotismo – e la differenza tra i due concetti l’ha ben spiegata il maestro Tinto Brass in un celebre aforisma.

Un romanzo molto ‘cinematografico’: e infatti ci hanno fatto un film, definito da qualche parte “poema punk, anarchico e femminsita”. Wikipedia ne parla come di un “hard-noir che aveva la velleità di raccontare l'odissea tragica di due vite in cerca di riscatto, fabbricando un visionario e impietoso ritratto della sindrome del cliente sciovinista”. Alla regia la stessa Virginie Despentes. Co-regista, per fugare ogni dubbio sui territori in cui ci si muove, Coraline Trinh Thi. Un’elfa silvana? Una maga delle incantate Foreste di Loren? No, un’ex pornostar. E a prestare il volto (e non solo quello…) alle protagoniste Manu e Nadine, due personaggi che al di là di tutto ti restano dentro, con il loro fardello ricco di contraddizioni, di sofferenza, immoralità, crudeltà e perchè no dolcezza, un po’ come i fratellini Clooney e Tarantino in DAL TRAMONTO ALL’ALBA, due stelle del cinema a luci rosse: Rafaela Anderson e Karen Bach.

E’ una pellicola molto fedele al romanzo. La ricordo, in particolare, per due cose: la prima è una delle scene di stupro più crude e disturbanti che mi sia capitato di vedere. Niente a che vedere con la macelleria amazzonica di un CANNIBAL HOLOCAUST, d'accordo. Non ci sono grida, lacrime, gemiti di dolore: c’è silenzio, indifferenza, stanca rassegnazione. Un autentico pugno nello stomaco. Una scena che non può che rimandare a un’altra sequenza di violenza carnale, quella di un’altra pellicola francese, IRREVERSIBLE, in cui la nostra Monica Bellucci (ex modella in tanti film accreditata come ‘attrice’ che, ahimè, nemmeno un maestro come Tornatore è riuscito a dotare di espressività e mimica facciale) viene abusata “alla greca” in uno squallido e puzzolente sottopassaggio. Dieci e passa minuti di camera fissa sul misfatto e, questa volta, di dolore gridato e disarmante ‘bassezza’ ostentata nella sua brutalità, che oggettivamente non lascia indifferenti. A certe cose non è possibile assuefarsi. E oltretutto nello stesso film c’è una scena di violenza che sotterra le caramelle pop di pellicole come SAW o HOSTEL: il massacro del “Tenia” nel club BDSM.

Quest'ultimo mi riporta alla seconda cosa per cui, a volte ripenso, con un ghigno soddisfatto alla pellicola (al romanzo) della Despentes: i due o tre minuti di mattataoio nel Club Privè. Da vedere. Ma soprattuto da non prendere troppo sul serio, come se fosse un servizio del telegiornale o un’ANSA da Gaza o da Kinshasa (quando tra una tetta e l’altra avanza tempo al TG per darne conto a nossignori).

Solo così capiremo quanto possa aiutare l'avere avuto il Divin Marchese tra i propri principali autori (oltre che il Petomane a riempire i teatri nella belle èpoque)… diavolacci di francesi!!!

Vado a concludere con una piccola nota di colore, rossa come il sangue ma anche come l’amore: Karen Bach si è suicidata a Parigi all’età di 23 anni, nel 2005. Un anno prima, ma non credo le cose siano collegate, la collega Rafaela, che aveva deciso di cambiare vita, pubblicò un romanzo intitolato HARD, una fredda e didascalica autobiografia. Non è sicuramente tra i dieci libri da salvare dal diluvio, ma, azzardo un paragone fantasy, sta a 100 COLPI DI SPAZZOLA come Aragorn sta al Reggente di Gondor…

N.B. Se qualcuno è rimasto qualche riga più su, al Petomane, c’è un film anche su tale figura – storicamrente esistita, è bene ricordarlo. Magistralmente interpretato dal grande Ugo Tognazzi, che al contrario della Bellucci è riuscito a dotare di espressività e mimica facciale anche qualcosa un po’ più in basso della faccia…


2 commenti:

  1. Anonimo14/5/10

    il petomane è storicamente esistito?!

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  2. Anonimo16/9/10

    baise-moi non significa baciami da almeno un secolo e mezzo in lingua francese. embrasse-moi significa baciami e baise-moi scopami, senza ambiguità alcuna

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