mercoledì 5 maggio 2010

SIX SHOTS, di Alfredo Mogavero, Edizioni XII


Noi uomini siamo una razza malvagia, e quindi trovare il brutto alletta e diletta più che celebrare il bello.
Forse per questo parlare bene di un libro riesce più difficile che stroncarne uno.

Il punto è Six Shots è un bel libro, ma bello davvero: vediamo quindi di aggirare le difficoltà di cui sopra partendo da lontano.

Alfredo Mogavero è un giovane autore attivo da anni nel panorama undergorund. Il ragazzo ha il merito di non avere bussato alla porta del primo EAP per pagarsi il suo bel libretto, come fanno tante Grimildi esordienti ansiose di specchiarsi nel proprio talento, finendo poi con l'intasare il box del babbo con le copie del proprio capolavoro (perchè i libri, inutile dirlo, dovrebbero stare nelle librerie, e non nel box del babbo).
E scartando la via più facile per la pubblicazione, ha preferito spaccarsi il culo scegliendo di crescere come scrittore, maturando, confrontandosi e mettendosi in gioco, sudandosi una meritata credibilità nei più credibili (e spietatamente impegnativi) laboratori di scrittura on-line, macellando e facendosi macellare.

Il risultato è questa sua pubblicazione d'esordio, di cui va dato merito alle sempre coraggiose e ottimamente curate nella forma Edizioni XII.

Dal wild west al weird west il passo è breve.
"Storie di vecchi pistoleri, ubriaconi e mostri..." promettono le prime due righe in quarta di copertina. E i racconti all'interno del libro mantengono la promessa.

Racconti, sì.
Una bella raccolta di racconti, forma espressiva perlopiù bistrattata da parecchi editori, ma che negli ultimi mesi (un titolo su tutti, Malarazza di Samuel Marolla, Epix Mondadori) ha saputo regalare davvero tante soddisfazioni ai lettori appassionati.

Del resto, quante volte una sveltina giovanile con una sconosciuta si rivela a conti fatti più appagante di un matromonio lungo una vita?
Il guaio è che ce ne si accorge da morti o quasi.
Quindi, va bene Twilight, va bene l'ultimo di Stephen King, anche se è la lista della spesa o una riedizione aggiornata di un successo di venticinque anni fa, va bene l'ultimo blockbuster cartaceo di successo che deve essere regalato a Natale, ma, gente, occhio a non perdere cose che davvero meritano di essere lette, che poi si muore e ci si pente.

Six shots: echi del cow-boy Pantera di Valerio Evangelisti, certo (forse anche perchè la colonna sonora che mi suonava in testa leggendo era Suicide note pt. 1, proprio dei Pantera, shakerata con altri brani dei Dawn, ma sempre di Phil Anselmo si tratta). Echi di certe atmosfere di Joe Lansdale. E anche echi di un banjo suonato dal buon vecchio Roland di Gilead, perchè no.

In fondo il deserto è vasto e c'è posto per tutti.
Anche per chi non ti aspetti e sopraggiunge strisciando.

Ma se gli echi di cui sopra sono tanti e tutti gradevoli, la voce che in cima a un canyon urla forte e decisa, con padronanza e personalità invidiabili, lungo duecento pagine di polvere e tequila, è quella dell'autore. Non ci sono cadute di tono, nè tentativi di voler a tutti i costi mostrare la propria bravura stupendoci con effetti speciali.
Si tratta solo di saper mettere una parola dopo l'altra, sbattendosene il cazzo di ciò che è politicamente corretto e cosa no, e l'autore l'ha saputo fare, in barba alle convenzioni e agli standard del genere.
In fondo anche a Tarantino e Rodriguez è andata bene.
E guarda un po', anche loro si sono divertiti a bazzicare tra tette, cactus e polvere...

In due parole, un libro da leggere.
E che, sebbene facilmente ordinabile con un clic, merita un prolungato e tenace spaccamento di palle al vostro libraio di fiducia affinchè ve lo procuri.

Solo così, alla lunga, si espanderà il contagio di certe gradevoli malattie.

3 commenti:

  1. aspetta che se dico solo yeah sembra uno di quei messaggi spam tipo cliccasulledonnenude yeah. Meglio specificare!

    Yeah Bravecharlie!!!

    RispondiElimina
  2. yeah.

    i primi commenti pubblicati sul blog :-)

    yeah yeah

    RispondiElimina